Non solo Napoli, il film di Paolo Sorrentino ci porta anche nei meravigliosi paesaggi della Penisola Sorrentina. La grande casa in cui tutta la famiglia si riunisce d’estate tra pranzi luculliani e bagni al mare è la Villa Giusso Astapiana di Vico Equense, un’ex masseria abitata da monaci che ora invece ospita eventi.
La storia
Astapiana Villa Giusso viene ricordata per la prima volta (con l’antico nome di Astichiano) nel 1578 da Monsignor Sacra, il quale, in una sua relazione apostolica, lamentava lo stato di rovina in cui versa l’antica chiesetta di S. Maria in Jerusalem, di probabile origine angioino-aragonese. Il luogo, particolarmente suggestivo, risultava abitato già in epoca romana e molto probabilmente fu uno dei numerosi casali collinari sparsi nella zona durante il periodo angioino-aragonese.
All’inizio del secolo XVII, la zona di Vico Equense venne scelta per l’erezione di un monastero camaldolese e nel 1604 il complesso sorse grazie alla munificenza di Matteo di Capua, principe di Conca e feudatario di Vico Equense, che donò il terreno necessario, e di Cesare Zaffarano che dispose un grosso lascito a favore dei Camaldolesi. Furono costruite dodici celle per i monaci e due foresterie, una delle quali di notevoli dimensioni e pregio per la cucina maiolicata. Inoltre, venne realizzata una doppia cinta muraria su cui spiccavano due torrette. Fu abitato dagli eremiti fino al 1807, quando Giuseppe Bonaparte, allora re di Napoli, soppresse gli ordini religiosi e ne incamerò i beni. Nel 1815, dopo la sconfitta subita contro l’Austria, Gioacchino Murat vi si rifugiò per qualche giorno. Il complesso fece quindi parte dei siti reali fino al 1822, allorché venne acquistato dal duca Luigi Giusso, banchiere genovese, che vi impiantò una produzione sperimentale per il regno: la bachicoltura. Essa ebbe un ottimo avvio, ma dopo alcuni decenni dovette essere abbandonata, in seguito ad un’epidemia che decimò i bachi da seta e che eliminò questo tipo di allevamento dalla penisola sorrentina. Il Duca rinunciò quindi ai suoi propositi innovativi e trasformò la foresteria in dimora di campagna, funzione che ha rivestito per tutto il Novecento. Da allora, il sito ha acquisito la denominazione attuale, Astapiana Villa Giusso.
Varie generazioni della famiglia Giusso si sono ormai avvicendate e le attuali discendenti si occupano direttamente della tenuta.
L’azienda agricola
L’azienda, situata a 420 m sul livello del mare, in una splendida posizione naturale che domina la penisola sorrentina, è costituita da vari edifici ed è circondata da circa 14 ettari di terreno, in parte coltivato (uliveti, vigneti ed orti), in parte spontaneo (boschi di castagno). Numerose le attività: un’area molto vasta è occupata dalle piante di ulivo e dove il terreno è più asciutto troviamo i vigneti. C’è poi l’area destinata agli animali da cortile: galline, tacchini, papere, oche, conigli e da quest’anno è arrivata anche Margherita, figlia di Carolina, la nostra mucca. Nei boschi di castagno si ha la possibilità di fare passeggiate e osservazioni naturalistiche. Nella zona più vicina ai fabbricati e alle cisterne di acqua piovana, troviamo gli orti, l’angolo delle piante aromatiche e gli alberi della “frutta antica” (sorbi, giuggiolo, corbezzoli pluricentenari). L’uliveto L’uliveto affonda le sue radici nella notte dei tempi, quando nel 1600, su questa “chiana”, chiamata ora Astapiana, si fermarono i bianchi frati dell’ordine camaldolese e misero a dimora le prime piantine di ulivo. L’antica vocazione di questa terra vive ancora oggi grazie a Giovanna, discendente del “pioniere” Luigi Giusso e convinta seguace delle orme dei suoi antenati, la quale, dopo le varie vicende degli ultimi secoli, ha avviato il processo di riqualificazione della produzione e di miglioramento della qualità dell’olio, grazie anche ai campi sperimentali portati avanti dai progetti della Regione Campania ed alla collaborazione di validi agronomi. La passione e la tenacia di Giovanna hanno dato i loro frutti dal 2005 in poi, quando, con la prima produzione di olio extravergine di oliva è arrivato anche il riconoscimento del marchio Dop Penisola Sorrentina e l’attenzione si è concentrata sul prodotto monovarietale, Minucciola in purezza.